Li hanno definiti grandi provocatori, irriverenti, "nessuno sconto, non guardano in faccia a nessuno", formidabili dissacratori in nome della satira e della libertà di espressione.
Diversi interventi lasciano intendere che non capire la satira è segno di arretratezza, ma credo che ci sia sempre un confine tra chi "castigat ridendo mores" e la volgarità pura e semplice, e che qualche volta sia più coraggioso prendere le distanze che apprezzare sempre e comunque in nome della libertà di espressione.
Qual'è il contenuto satirico dell'urlare in prima pagina che il libro sacro della religione musulmana è merda? Che effetto farebbe a un cattolico riferito al Vangelo?
Ho sentito un giornalista di Le Monde che intervistato sulla pesantezza di certe vignette di CH interrompeva infastidito il collega dicendo che se si inizia a fare distinguo si fa il gioco del nemico e che la libertà di espressione deve essere totale.
Mi sembra una posizione profondamente sbagliata; credo che la libertà di espressione debba avere le stesse caratteristiche di tutte le altre libertà, fermarsi dove inizia a ledere la libertà degli altri.
Possiamo non condividere una fede religiosa, ma deriderne e schernire i suoi dogmi e valori va ben oltre questo limite, anche se ammantato dalla giustificazione della satira.
Ricordiamo che per la fede musulmana la rappresentazione in immagine di dio o del profeta è severamente vietata, quindi per loro già la forma della vignetta prima ancora del contenuto rappresenta una bestemmia; a un cattolico e in generale a un occidentale, abituato da sempre a vedere rappresentate divinità e santi può apparire assurdo, ma tolleranza e integrazione dovrebbero proprio partire dal rispetto delle altrui pratiche religiose.
Tra l'altro la libertà totale di opinione è una bugia, tirata fuori quando fa comodo: ad esempio chi sostiene che i campi di sterminio nazisti non ci sono mai stati rischia l'espulsione o l'incriminazione anche negli Stati più democratici della Terra.
Vedo due pesi e due sensibilità nella cultura occidentale: una bestemmia contro una qualsiasi divinità cattolica in una trasmissione televisiva viene sempre riportata dai media e, a seconda di chi l'ha pronunciata, rischia di costare il posto del presentatore o la squalifica del concorrente; e si tratta di una uscita d'impulso, in un momento di rabbia o stress, di cui il protagonista regolarmente si scusa e chiede perdono.
Nella satira di CH assistiamo a una denigrazione pianificata con un grado di vilipendio sicuramente non inferiore alla peggiore bestemmia, perchè è considerato del tutto normale?
E' evidente che la risposta non può mai e poi mai essere un kalashnikov, ma che mezzi hanno i credenti di difendere la loro fede?
La denuncia per vilipendio? se l'opinione pubblica non possiede questa sensibilità, potrebbe averla la giustizia?
Inviare lettere di protesta? mi immagino già la vignetta con l'utilizzo scatologico delle missive.
Un credente può solo incassare e "mandare giù" gli insulti ai valori più sacri della sua fede e della sua mistica?
Possiamo non condividerli, come chi scrive, ma nella misura in cui non ledono le libertà nostre e altrui dobbiamo trattarli con il rispetto che ci aspettiamo per i nostri, religiosi o laici che siano.
Non possiamo stupirci (se l'aspettavano pure a CH) che a un certo punto arrivino i fanatici e succeda questa tragedia.
Ma come si è scatenato tutto questo? Possiamo dare sempre e comunque tutta la colpa all'altro da noi?
Al momento della pubblicazione del post, cercando qualche foto da inserire, ho trovato questa intervista di un addetto ai lavori che volentieri segnalo
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